Una volta ho detto a una persona "sei gniiz". Questa persona mi ha risposto: "non sono gniiz, sono solo una persona molto ricettiva verso la gniiz-ità; quella gniiz sei tu e io non faccio altro che riflettere questo fatto". Sul momento non ero d'accordo, ma adesso sì. Per quanto riguarda questa persona, ovviamente (per quanto riguarda me mica mi posso pronunciare).
Già. Peccato.
Però, in ogni caso: da un pezzo non scrivevo niente! Ho pensato che è perché va tutto bene... sì! :-)
24 maggio 2012
21 ottobre 2011
26 settembre 2011
01 agosto 2011
07 aprile 2011
Ma come si fa a votare qualcuno che alla richiesta "Proponga una misura concreta per combattere l'ozono e le polveri fini" risponde "Basterebbe bloccare l'aria sporca che viene dalla Lombardia" oppure "Un filtro verso l'Italia?"?
Queste gente rischia di ottenere due seggi su cinque in Consiglio di Stato, il prossimo weekend.
Come si fa?
Queste gente rischia di ottenere due seggi su cinque in Consiglio di Stato, il prossimo weekend.
Come si fa?
01 marzo 2011
Come chiamarli?
"Subnormali": è mostruoso. Infatti, la "norma" al di sotto della quale sarebbero è il "profitto". Non possono rendere come gli altri, dunque...
"Handicappati": è irriverente. Mica sono dei cavalli da corsa che partono svantaggiati con un carico in groppa.
"Debili": è ingiusto, perché se sai ascoltarli, si rivelano pieni di forza.
"Invalidi": non va. Mi pare di mancare di rispetto alla loro dignità personale, al valore, appunto, che ha ogni persona.
"Minorati": è di una indelicatezza fenomenale.
"Diversi": non è preciso, perché ogni individuo è diverso dall'altro. Non c'è neppure un filo d'erba che sia uguale ad un altro filo d'erba.
"Impediti": è forse più fine, ma non è esatto del tutto. Dalle risposte, che danno o dalle rughe eloquenti del volto o dai loro gridi e gemiti o sorrisi o gesti di compatimento, se non ci comportiamo bene, o dai lavori che fanno, manifestano una libertà di movimenti invidiabile.
Forse è meglio chiamarli "feriti" più che dentro nella loro struttura, fuori dalla società che li schiva.
Ogni etichetta, specie nei loro confronti, ha un tono falso.
L'ideale è di chiamarli ciascuno per nome. Con affetto. Senza preconcetti. Con fiducia, disposti ad imparare da loro.
Sono, infatti, dei buoni maestri di vita.
"Subnormali": è mostruoso. Infatti, la "norma" al di sotto della quale sarebbero è il "profitto". Non possono rendere come gli altri, dunque...
"Handicappati": è irriverente. Mica sono dei cavalli da corsa che partono svantaggiati con un carico in groppa.
"Debili": è ingiusto, perché se sai ascoltarli, si rivelano pieni di forza.
"Invalidi": non va. Mi pare di mancare di rispetto alla loro dignità personale, al valore, appunto, che ha ogni persona.
"Minorati": è di una indelicatezza fenomenale.
"Diversi": non è preciso, perché ogni individuo è diverso dall'altro. Non c'è neppure un filo d'erba che sia uguale ad un altro filo d'erba.
"Impediti": è forse più fine, ma non è esatto del tutto. Dalle risposte, che danno o dalle rughe eloquenti del volto o dai loro gridi e gemiti o sorrisi o gesti di compatimento, se non ci comportiamo bene, o dai lavori che fanno, manifestano una libertà di movimenti invidiabile.
Forse è meglio chiamarli "feriti" più che dentro nella loro struttura, fuori dalla società che li schiva.
Ogni etichetta, specie nei loro confronti, ha un tono falso.
L'ideale è di chiamarli ciascuno per nome. Con affetto. Senza preconcetti. Con fiducia, disposti ad imparare da loro.
Sono, infatti, dei buoni maestri di vita.
[da Giovanni Maria Colombo, "L'intelligenza delle cose"]
18 febbraio 2011
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