29 agosto 2006

Mi sento...

Inquieta. Triste, inutile, insignificante, vuota, pronta a scoppiare, troppo frenetica ma in fondo inconcludente.
Negli ultimi mesi mi sono successe tante cose: il Diego mi ha lasciata dopo che praticamente era diventato una parte di me, sono stata un mese in Ecuador, un mese in Ticino con un paio di visite distruttrici a Zurigo, e un mese in colonia con i Batman.
In Ecuador ho vissuto una nuova realtà che mi ha affascinata. Per la sua diversità, semplicità, naturalezza... felicità nonostante tutto. Il ritorno in Svizzera mi ha fatto solo venir voglia di scappare, andare dove finalmente sapevo di poter "fare qualcosa". Ma cosa ci faccio qui? E il "qui" voleva dire Svizzera, Ticino, Zurigo soprattutto.
Poi un mese di colonia, e il "qui" è diventato "questo mondo".
Un nuovo gruppo, persone fantastiche. Aiuto reciproco, collaborazione, accettazione, spontaneità. E tanto cuore. Bello, vero, sincero. Forse non solo in Ecuador si può fare qualcosa, forse è qui (di nuovo... "qui" in Svizzera, Ticino, Zurigo) che si deve fare qualcosa, prima di avere la presunzione di andare e fare altrove.
Venerdì inizio il dottorato. Egoista. Interessante, stimolante... bello, bellissimo. Ma tremendamente, completamente egoistico.
Quindi... nicla, cosa stai facendo? Cosa sei qui a fare? Deciditi.
Voglio, devo stare un po' da sola. Ho bisogno di amici, di parlare, sfogarmi e sentire altre opinioni. Ma non devo legarmi a nessuno. Prima devo capire cosa voglio e devo fare, poi nessuno mi potrà più influenzare e potrò anche stare con qualcuno. Ma adesso no. Non voglio essere così egoista.
Ah dimenticavo: mi sento... confusa. Ma forse si era capito.
Probabilmente mi sono contraddetta cento volte in poche righe, ma resta il fatto che non capisco più niente.
E ci sono bambini che muoiono di fame. Questo mi rode dentro. Mi preoccupo delle mie cose, quando CI SONO BAMBINI CHE MUOIONO DI FAME.
E da venerdì colorerò grafi... mamma mia. Ho un groppo in gola di quelli forti.
E domani cosa farò? Sarò inutile un altro giorno?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un commento sulla "presunzione di andare e fare altrove"

Credo che a priori non ci sia nessuna presunzione nel fatto di partire per l'estero ad aiutare qualcuno. La presunzione eventualmente può emergere dal nostro atteggiamento. E' evidente, o almeno dovrebbe esserlo, che andare in un'altra realtà può significare anche confrontarsi con una diversa cultura e mentalità. In questo contesto è più facile che emerga la presunzione: la presunzione di voler imporre qualcosa (seppure con buoni propositi), la presunzione di considerare la propria realtà migliore, magari basandosi unicamente sul nostro giudizio che da noi le cose vanno meglio e che quindi si debba fare in un certo modo.
Penso invece che se ci si presenta con umiltà e tenendo presente che non siamo migliori in niente (semmai diversi o per certi versi più fortunati) il nostro contributo valga di più e venga anche accolto in maniera più positiva.
Per rendersi utili ben inteso non è necessario partire, ed è questa forse la presunzione di cui parlavi: quella di credere che qui tutto fili liscio e che non ci sia niente da fare o nessuno da aiutare. Paradossalmente è più facile fare ordine in mezzo al caos che non in un luogo semi-ordinato. Nel primo caso è infatti più evidente cosa non va. Per questo forse a volte è più facile andare via che non accorgerci che anche qui possiamo fare qualcosa.
Se si tengono presenti queste cose è poi indifferente segliere di restare e adoprarsi qui, pittosto che andare altrove ed impegnarsi là. Si tratta di una scelta personale: per qualcuno che parte ci sarà probabilmente qualcuno che resta.
Per alcuni è più facile rimanere e non dover così "sconvolgere" la propria vita, mentre altri hanno forse bisogno di partire per staccare e marcare un cambiamento. Non ci trovo neppure niente di male incolore che "sfruttano" il proprio altruismo per soddisfare la propria curiosità o voglia di confrontarsi con realtà diverse dalla nostra: è un'opportunità di guardare le cose da un altro punto di vista e magari permette di diventare un po' più critici anche nei confronti della nostra società e poi, se fatto con la giusta mentalità lo scopo ultimo resta pur sempre quello di portare un contributo per migliorare qualcosa... e quindi ben venga.