01 settembre 2006

E gridare che...

E ancora scocca scintilla e meraviglia,
un grumo di carne, un dolore, un sussulto al cuore,
alternato ritmo del tempo come un tamburo
ed io mi attacco a te come l'edera al muro.

E ancora sferzata di vento, sono contento,
è spinta di linfa alle aorte, sfascia le porte,
è morte apparente del guscio di un seme bruciato
che s'apre, si alza, che spezza anche il cemento armato,
anche il cemento armato,
anche il cemento armato,
anche il cemento armato.

E' un morso d'istinto animale così primordiale
feroce del sangue sgorgato che va consumato,
palpita sotto la ruvida pelle del mondo,
mistero spinge al richiamo del blu più profondo,
del blu più profondo,
del blu più profondo,
del blu più profondo.

Mi alzo di prima mattina ancora la Luna,
il dissolversi del momento mi fa contento,
da sempre un remoto lamento mi tiene per mano
ma oggi io voglio cantare e gridare che ti amo
e gridare che ti amo,
e gridare che ti amo,
e gridare che ti amo.


... ma come si fa a smettere, di amare?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma, semplicemente per una questione di onestà intellettuale, non andrebbe scritto da qualche parte (tipo qui :-) ) che il bellissimo testo é farina del sacco dei TERRAMARE ??? non so fra voi matematici, ma nel mio settore la mancata citazione viene definita plagio eheheheh

nicla ha detto...

scusa.